Era una tranquilla serata di maggio. Placidamente accoccolati
sul divano con la tv accesa, seguivamo la trasmissione “Alta cucina” con un
famoso chef (tanto famoso che non mi ricordo il nome) che mostrava ai suoi
discenti come sezionare un pollo livornese (ricordo perfettamente, era proprio
livornese quel pollo). Dalla finestra entrava un profumo di fiori primaverili
che rendeva la serata molto gradevole. Tutto si stava svolgendo come di
consueto, in maniera tranquilla e rilassata… adesso che ci ripenso forse anche un
po’ troppo tranquilla e rilassata.
Mia moglie era soltanto un po’ trepidante perché aspettava,
come ogni inizio del mese, di conoscere il nome del vincitore dell’eMMeTiChallenge.
Ma questa volta non era come le altre perché non era solo lei ad aver
partecipato, infatti era riuscita nell’intento di trascinarmi in questa
esperienza. Ricordo quando ad inizio aprile mi disse: “Cristian, questo mese
per l’MTC la ricetta scelta è Chili con carne. Non sei contento?”. Ed io da
buon carnivoro: “Bene bene”. E lei: “ perché non partecipi anche tu?”. Io: “Sì,
ma vinco”. Lei:”SEEEEEEEE”.
Ma torniamo alla fatidica sera del 2 maggio. Profumo di
primavera nell’aria e ‘sto tizio che seziona magnificamente ‘sto pollo. Eravamo
in prossimità delle 21, orario in cui si sarebbe conosciuto il vincitore. Io ci
speravo, la mia ricetta era bella ma soprattutto era buonissima :-) e
surclassava quella di mia moglie 1000 a 1 :-)))
Il tizio continuava a sezionare il pollo. A questo punto
mettevo un po’ di brio… “Toh, mi è arrivata una mail di Alessandra” e lei con il
suo solito: “SEEEEE”. Infatti mentivo, ma probabilmente proprio in quel momento
Alessandra stava preparando il commento di congratulazioni sul mio blog e di lì
a poco avrei ricevuto veramente la mail (rido tutt’ora ricordando quei
momenti). ORE 21.00. Il tizio continuava a sezionare e aveva catturato
l’attenzione anche di mia moglie, ma ad un certo punto la sento dire: “ Non ce
la faccio più, devo guardare chi ha vinto”. Prende il cellulare al volo e si
collega. Dopo alcuni secondi esclama: “ NON CI POSSO CREDERE!”. Io, anche se in
cuor mio ci speravo, dopo lo scherzo della finta mail ricevuta, ho immaginato
che stesse scherzando e così ridendo le ho detto: “SEEEEEE e tu credi che ci
casco?”. Ma ecco che noto un repentino cambiamento in lei. Non era più calma e
placida come prima. La postura non era più distesa. Aveva assunto una posizione
eretta, anomala oserei dire. Il suo respiro era diventato affannoso. Sembrava
ad un certo punto tarantolata. Ho iniziato a preoccuparmi!!! Ma tutto è tornato
chiaro quando mi sono sentito apostrofare come mai mi aveva apostrofato:
“Str§*@ò tu sapevi!!!”
Allora ho capito. Avevo vinto al primo colpo l’MTC. Come un
pazzo ridevo e le dicevo: “Hai visto? TI avevo detto che avrei vinto”. In
pratica quella placida sera di maggio si è trasformata in qualcosa di
apocalittico e il pensiero è subito andato al tipo che sezionava il pollo…
bene, mi sono sentito quel pollo, un pollo leccese anziché livornese. E ho
temuto il peggio. In simili circostanze e con gli accadimenti che si sono
susseguiti, degni del miglior film horror della storia del cinema, una food
blogger può diventare un essere mutevole e imprevedibile. Vi dico solo che, non
so come, mi sono ritrovato in soggiorno a lucidare le cornici d’argento con le
foto del nostro matrimonio. Ancora mi chiedo quale strana forza oscura mi abbia
portato a compiere un tale bizzarro gesto visto che normalmente non rientra
nelle mie abitudini. Ricordo di aver tanto riso in ogni posto della casa fino a
notte inoltrata.
Ecco, questo è un doveroso omaggio all’MTC ed un monito a
tutti per la sua pericolosità e la sua forza di coinvolgimento. E’ un vortice
dal quale, una volta entrati, è difficile uscire e la libertà diventa solo un
ricordo lontano…
I ricordi… la chiave per capire e comprendere la mia ricetta.
Ma prima ho un dovere verso quelli di voi ai quali ho
promesso che avrei svelato l’identità di mia moglie nel caso avessi vinto (e
chi se lo immaginava) Who is my wife? E quindi, liberando molte dal dubbio atroce che io possa
essere la loro metà...mia moglie è lei.
OK. Ora che siete tutti tornati di
nuovo qui, facciamo un rapido excursus nei ricordi. Partiamo dalle pannocchie...
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immagine presa dal web |
Come ho fatto per le altre ricette
(al momento poche) del mio blog, mi piace abbinare al piatto qualcosa che
richiami la natura. Qualcuno si starà chiedendo cosa c’entrino le pannocchie
con la ricetta della taieddhra.
C’entrano, perché da piccolo, negli
assolati pomeriggi delle estati salentine, quando il termometro segnava 40°
all’ombra, mi ritrovavo seduto in campagna su un muretto, a volte assieme a mio
fratello e mia sorella, a mangiare per merenda, quando cominciavo a sentire un
leggero languorino, un bel pezzo della taieddhra riso, patate e cozze (altroché
merendine al cioccolato!) che mia madre aveva preparato per pranzo in quantità
industriali. E così andavo in cucina, munito di piattino, forchettina e
paletta, toglievo la teglia dal forno, ne prendevo un bel pezzo e via in
campagna e mi ritrovavo seduto su quel muretto a mangiare. Davanti a me un
enorme campo di granturco, una distesa di pannocchie gialle, immerse nelle loro
affusolate foglie verdi, con quel caratteristico pennacchio di fili che esce quando
sono ancora sulle piante.
Ebbene, quando mangio questo piatto,
ricordo quel campo di pannocchie.
Basta, mi sa che mi sono dilungato un
po’ troppo e rischio di annoiarvi. Torniamo alla nostra ricetta. Innanzitutto
la taieddhra (pronuncia taieggia) è il nome salentino che sta ad indicare una
teglia di coccio. Quindi nessuna parolaccia, è semplicemente una teglia. Tutti
gli ingredienti della ricetta vengono assemblati a crudo, non c’è nessuna
precedente cottura e tutto viene cotto insieme. E’ un piatto che si può
mangiare sia caldo che a temperatura ambiente ma è più buono dopo un po’ di
riposo. Come tante grandi ricette regionali dalle origini che si perdono nella
notte dei tempi, la taieddhra è un piatto povero composto da quei pochi
ingredienti che si avevano sempre a disposizione e costituisce un ingegnoso
connubio tra terra e mare. Come molti piatti regionali conosce mille varianti e
quella che vi propongo oggi è la ricetta della mia famiglia, così come mi è
stata tramandata.
TAIEDDHRA RISO, PATATE E COZZE
Ingredienti per 4-6 persone (a seconda della fame) per uno
stampo rotondo del diametro di circa 30 cm
300 g di riso Roma
400 g di patate (circa due patate di media grandezza)
1 chilo e mezzo di cozze
100 g di cipolla (circa una cipolla di media grandezza)
300 g di zucchine (circa 3 zucchine di media grandezza)
4 pomodorini ciliegino o 1 pomodoro grande
50 g di formaggio grattugiato (metà grana e metà pecorino)
olio extravergine d’oliva (possibilmente pugliese)
Per prima cosa bisogna pulire e aprire le cozze.
A questo proposito, una premessa. Le cozze dovrebbero essere
aperte una ad una a mano a crudo. Perché solo così non si perde il sapore del
mare. Però so benissimo che non tutti lo sanno fare o hanno la pazienza per
farlo. Quindi, chi vuole può anche, dopo averle pulite per bene, aprirle nel
modo tradizionale sul fuoco senza aggiungere nient’altro e senza farle cuocere
troppo.
Per chi invece vuole provare, vi spiego come fare.
Raschiate le cozze per pulirle,
togliete le alghe e quelle incrostazioni bianche che a volte si trovano
attaccate alle valve (che sono delle conchigliette) e sciacquatele bene.
Togliete a ciascuna cozza il bisso, che è quella specie di barbetta che
fuoriesce dalle valve sul lato dritto della cozza, tirandolo lungo la fessura verso
la parte a punta della cozza, altrimenti il mollusco rischierebbe di rompersi,
ma se fosse troppo duro tiratelo verso la parte rotonda.
Quindi aprite le cozze una ad una
posizionandovi sopra una ciotola in modo da raccogliere l’acqua che uscirà.
Premete leggermente le due valve facendo pressione con il pollice e l’indice in
maniera tale che le due valve si stacchino leggermente e infilate un coltellino
dalla punta arrotondata a metà del lato dritto per aprirle raccogliendo la loro
acqua nella ciotola, quindi togliete il mollusco dalle valve e conservatelo
nella ciotola insieme alla sua acqua. Procedete in questo modo con tutte le
altre cozze e riponetele in frigo.
Preriscaldate il forno a 160°.
Pulite tutte le verdure, sbucciate
le patate e le cipolle, lavate zucchine e pomodori. Tagliate le patate, le
zucchine e le cipolle a rondelle molto sottili, dello spessore di circa uno o
due millimetri, aiutandovi con una mandolina o un robot da cucina e mescolatele
tutte insieme condendole con un po’ d’olio.
Ungete il fondo della teglia con
un po’ d’olio e fate uno strato con metà delle verdure.
Sciacquate velocemente il riso in
una scodella piena d’acqua, scolatelo e mettetelo nella teglia sopra lo strato
di verdure livellandolo bene, dovrà formare uno strato molto sottile giusto a
ricoprire leggermente le verdure, perché durante la cottura gonfierà
abbastanza.
Mettete sopra al riso i
pomodorini tagliati a pezzettini e quindi le cozze e poi tutta la loro acqua.
Spolverate con metà del formaggio
grattugiato e fate un altro strato sopra le cozze con le verdure rimaste. Se
fosse necessario e l’acqua delle cozze non fosse sufficiente (e normalmente è
così), versate ancora un po’ d’acqua nella teglia, in maniera tale che arrivi
proprio a filo dell’ultimo strato di verdure. Mi raccomando non mettete sale
perché l’acqua delle cozze è salatissima.
A questo punto spolverate con il formaggio rimasto e versate ancora un po' d'olio.
Infornate la teglia e fate
cuocere a 160° per un’ora, un’ora e mezza, dipende dal forno, fino a che si
sarà formata una bella crosticina dorata in superficie. Eventualmente
nell’ultimo quarto d’ora di cottura alzate la temperatura del forno a 200°.
E ora vi saluto, spero che la ricetta sia di vostro gradimento e auguro a tutti buon divertimento.
Santu Ronzu nesciu iutani tie...
Santu Ronzu nesciu iutani tie...