Oramai è risaputo, il mio amore
per la mia terra natia è smisurato. Il Salento non è solo un luogo di arrivo o
di partenza, ma è soprattutto un luogo di ritorno. Nasconde in sé un fascino
unico. È un mix di sapori, profumi e colori difficili da trovare altrove. Chiunque
abbia avuto la fortuna di conoscere anche solo una parte di Salento non può che
essere rimasto con l’idea che un giorno ci sarebbe tornato, perché si rimane sedotti
e prima o poi bisogna per forza farvi ritorno.
Ma prima di passare a parlarvi
della ricetta e principalmente dell’ingrediente che andrò ad utilizzare, voglio
parlarvi di una recente intervista ad un famosissimo chef stellato spagnolo in
cui dice una cosa importantissima: “la cucina è importante nella vita, siamo
quello che mangiamo”. Peccato solo che lui sia passato alla storia come l’inventore
della cucina molecolare, per aver creato spume croccanti o altre originalità
che confondono tutti i sensi, in nome di un’ipotetica esperienza gastronomica.
Comunque possiamo stare
tranquilli ora, da buon “alieno” della cucina si confessa e promette che non si
metterà mai più ai fornelli, ma darà solo consigli e passerà il tempo a pensare
a delle ricette per un progetto che vedrà la luce non prima del 2016.
Caro il mio “bullo”, potrai
pensare e sperimentare milioni di combinazioni di ingredienti, consistenze, profumi
e sapori, ma mai potrai eguagliare la consistenza, il profumo e il sapore di un
grande ingrediente del Salento, che non ha bisogno di nessuna manipolazione o
cura particolare, se non quella di essere lavato perfettamente. Questo
ingrediente perfetto è la cicureddha (cicureggia) resta del Salento che non è
altro che una cicoriella selvatica, per questo in dialetto detta resta, che
cresce spontanea. Ha foglie dentellate e quando “spica” cioè raggiunge una
certa maturazione, presenta dei fiorellini azzurri. Ha un sapore più deciso
delle varietà coltivate e si può raccogliere soprattutto da ottobre a maggio.
Spesso, oltre a queste
cicureddhe, in quantità minore si trovano altre piante spontanee simili, anche
loro ottime da consumare, con qualità organolettiche uniche, che in dialetto
salentino si chiamano “zanguni” e “sprucini” di seguito una foto:
Chi non ha la fortuna di avere
qualcuno che le va a raccogliere in campagna (io ho mio padre) quando si trova
in Salento può trovare le cicureddhe in vari mercati, infatti molta gente le raccoglie
e poi le vende nei mercatini.
Non vi nascondo anche che da una breve
ricerca che ho fatto in merito pare che comunque sia una pianta che cresce in
gran parte di Italia.Infatti in alcune regioni è conosciuta anche come “cicoria
matta” o ancora cicérbita o crespigno. Però non confondetela con il cicorino o “cicoria
spadona” usata nel Lazio.
Comunque chiamatela come volete,
per me è sempre stata ed è la “cicureddha resta” e oggi vi vado a presentare
non una ma ben tre ricette, ognuna delle quali esalta a modo suo la duttilità
di un prodotto della terra salutare e dal sapore irripetibile. Ovviamente, per
le ricette che andrò a proporvi, potete utilizzare al posto delle cicureddhe
reste altri tipi di cicorie e similari, però non garantisco sul risultato del
piatto :-)
Le tre preparazioni sono:
cicureddhe reste con carne di maiale;
cicureddhe reste con pomodori e aglio;
cicureddhe reste lesse con olio d’oliva.
Per le cicureddhe reste con carne
di maiale:
300 g di cicureddhe
200 g di pancetta di maiale cruda
olio evo
sale
Per le cicureddhe reste con
pomodori e aglio:
300 g di cicureddhe
7 pomodori
3 spicchi di aglio
peperoncino in polvere
olio evo
sale
Per le cicureddhe reste lesse con
olio d’oliva;
300 g di cicureddhe
olio evo
sale
Sono due i punti in comune per
tutte e tre le ricette. Il primo è quello di lavare bene e più volte in acqua
le cicureddhe, in quanto le loro foglie trattengono la terra e si rischia che una
volta messe nel piatto e addentate qualcuno vi dica “ ’ste cicureddhe rozzulanu”
(traduzione: queste cicorielle sgranocchiano in quanto non sono state lavate
bene e hanno ancora della terra tra le foglie).
Il secondo punto è che le
cicureddhe devono essere lessate in abbondante acqua. Di solito io quando ho un
pochino più di tempo faccio una doppia lessatura. Le lesso un cinque minuti in
un prima pentola, in maniera tale da far perdere alle cicureddhe una prima
parte del loro sapore selvatico e poi le passo in una seconda pentola con altra
acqua per completare la cottura e far perdere ulteriore amarognolo. Il risultato
sarà una verdura molto più delicata e piacevole, soprattutto per chi non ama un
retrogusto amaro.
Ora andiamo a vedere i tempi di
cottura, che sono differenti a seconda di come andremo ad utilizzare le nostre
cicureddhe. Infatti se optiamo per lasciarle solo lesse e condirle con dell’ottimo
olio di oliva,
una volta che l’acqua inizia a bollire le immergiamo per circa
5-10 minuti nella prima pentola; 25-30 nella seconda. Se optiamo per un’unica
cottura calcoliamo dai 30 ai 40 minuti.
Per le altre due ricette invece,
siccome andremo a cuocere ulteriormente le cicureddhe, a una prima sbollentata di
5-10 minuti, fate seguire una di 10-15 minuti. In un’unica sbollentata andremo
a cuocerle per 15-20 minuti.
A questo punto se optiamo per la
ricetta con la pancetta di maiale cruda seguite questo semplice procedimento:
tagliate la pancetta di maiale a cubetti (se optate per un taglio di carne più
magro potete sostituire la pancetta con una braciola) e fatela rosolare in un
filo di olio di oliva. Una volta che la carne è ben rosolata aggiungete le
cicureddhe e salate. Cuocete rimestando di tanto in tanto per 15-20 minuti.
Per la ricetta delle cicureddhe
con aglio e pomodori, saltate in una padella in un filo di olio gli spicchi di
aglio, salate e poi aggiungete i pomodori tagliati a cubetti e cuocete sempre
per 15-20 minuti, mescolando ogni tanto. Prima di spegnere la fiamma,
aggiungete il peperoncino in polvere a piacimento.
Servite caldo e BUON APPETITO.
Cristian, cicoriella selvatica ne ho mangiata quando erò li nel tuo Salento e non solo li. Da noi orai non la si trova più perchè i nostri contadini del carso non ci sono più e quei pochi non vengono più in città.
RispondiEliminaBuonissimo....ho mangiato virtualmente.
Buona serata
Ciao Edvige. Il gusto di questa cicoriella selvatica è veramente unico. Peccato non avere la possibilità di trovarle anche a Trieste, perchè in Carso ci sono di sicuro :-)
EliminaUn abbraccio e a presto
ciaooooo!!!!! mi piace moltissimo il tuo stile...l'esaltazione dei sapori semplici, nostri, tradizionali!!!! complimenti...mi sono aggiunta e adesso mi faccio un costruttuvo giretto tra i tuoi post....sento il profumo di questa verdurina selvatica...adoro questo cibo. complimenti e ...nn perdiamoci di vista!!!!!
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