Ogni giorno ci
riserva gioie, dolori, emozioni che possiamo tenerci dentro o provare a
dividere con qualcuno. In questo periodo sono particolarmente contento. Ho
fatto pienamente il mio dovere e portato a termine, responsabilmente, un lungo
e faticoso lavoro che mi ha ripagato con eccellenti risultati. Così dopo questo
intenso periodo la prima cosa che ho pensato di fare è stata quella di
cucinare. Ma ho voluto riprendere anche un altro motivo per cui questo blog esiste
e vive ed è il motivo principale per cui è stato aperto e che poi ha trovato
sfogo nella mia passione per la cucina. Quindi oggi voglio tornare alle origini
e rilanciare il vero senso di resi.sten.za.po.e.ti.ca e contestare, nel mio
piccolo, una situazione che sicuramente dalla prossima settimana ci verrà
sbattuta in faccia. Non si può nascondere tutto per sempre!!!
Voglio puntare il
dito contro quel mondo del pallone che da giovedì prossimo 12 giugno vedrà nei
mondiali in Brasile la sua più alta vetta. Ma non voglio parlare di calcio, di
tifo, di stadi, ma della stupidità con cui i titolari delle decisioni, coloro
che muovono le redini del potere, agiscono convinti che tutto prima o poi
finisca, anche la resistenza di coloro che con la forza vengono mandati via
dalle loro case. Saranno anche baraccopoli, favelas, chiamatele come volete, ma
sono pur sempre le case di povere persone che sarebbero rimaste tranquillamente
lì a continuare la loro difficile esistenza e che invece, sfortuna per loro, il
gioco dei poteri ha voluto che in Brasile si dovessero svolgere i mondiali di
calcio, in una nazione dove la povertà è in ogni angolo, senza porsi una
semplice domanda: cosa ci lascerà in eredità la Coppa del Mondo 2014? A questo
interrogativo ha risposto benissimo radioondadurto
in questo articolo e di cui riporto uno stralcio:
Cosa ci
lascerà in eredità la Coppa del Mondo 2014?
- 8 morti
nella costruzione degli stadi della coppa ed altri 3 negli stadi che seguono
gli stessi standard;
- 250 mila espulsi
con la forza dalle loro case;
- Venditori
ambulanti e artisti indipendenti impediti di lavorare;
- Donne,
bambini e adolescenti sfruttati sessualmente;
- Senza
tetto e senza fissa dimora soggetti a violenze;
- Imprese
private e multinazionali che gestiscono spazi pubblici e strade;
- Accesso
elitario agli stadi di calcio;
- Miliardi
di euro investiti in armamenti ed equipaggiamenti della polizia, per essere
utilizzati contro il popolo;
- Leggi di
emergenza utilizzate per criminalizzare le proteste;
- E un
debito enorme e discutibile che dovrà essere pagato dai cittadini.
La grande stampa
nazionale e mondiale tace. Tutto prima o poi finisce, ma questa non può essere una
scusa. Se vogliamo davvero iniziare a pensare al futuro dobbiamo tenere conto
del fatto che, per lasciare intatte le possibilità che il futuro può riservare
ad altri, ognuno deve assolvere al meglio alle proprie responsabilità. Keynes
diceva “nel lungo periodo siamo tutti morti”, ma il tempo del lungo periodo per
Keynes non è un tempo lontano, bensì il presente, è un qualcosa che arriva di
continuo, ogni volta in cui, ognuno di noi, deve far fronte al proprio dovere.
Questa è la prima cosa che ciascuno di noi deve sapere, se vuole vivere responsabilmente.
Bene ora che mi sono
sfogato un pochino passiamo alla ricetta. Il principe del piatto che vi
propongo è una bellissima pezzonia o pezzogna del mar tirreno,
arricchita da
cozze nere e canestrelli.
Ingredienti
per 2 persone:
1 pezzonia da 600 g
10 cozze
10 canestrelli
20 g di sedano
20 g di carota
1 scalogno
5 rametti di timo
fresco
1 pomodoro secco
1 peperoncino
olio evo
sale grosso
Eviscerate e pulite
il pesce oppure fatevelo pulire dal pescivendolo. Adagiatelo sulla carta da
forno in una teglia. Massaggiate il pesce con del sale grosso. Tagliate sedano,
carota, scalogno, pomodoro secco e peperoncino in piccoli cubetti e aggiungeteli
nella teglia con i rametti di timo fresco e irrorate con olio. Mescolate tutti
gli ingredienti intorno al pesce in maniera che si distribuiscano anche sotto
il pesce.
Mettete in frigo e lasciate che gli ingredienti prendano confidenza
gli uni con gli altri per un paio di ore. Dopodiché aggiungete le cozze e i
canestrelli puliti e sciacquati e chiudete il cartoccio.
Infornate a 200° C per
20 minuti.
Due note: quando
infornate il forno deve essere caldo a 200 °C. Per quanto riguarda i
canestrelli, alcuni ritengono che vada tolta la parte nera indicata dalla freccia blu nella foto,
perché ha un sapore leggermente più deciso. Io consiglio di lasciarla.
Sfornate e servite
caldo.
Il pesce sarà veramente gustoso e i cubetti di sedano e carota saranno
piacevolmente croccanti, con un giusto tocco di piccante.
Non parliamo poi
degli odori che si sprigionano aprendo il saccoccio, noterete subito l’odore di
mare sfumato al timo.
Io sono sempre molto perplesso quando si devono fare grandi opere: dietro c'è sempre, purtroppo, ingiustizia sociale, malaffare, ruberie. Vedi il Mose di Venezia, l'Expo di Milano 2015, ecc. Il Brasile non è da meno: fra una settimana cominciano i mondiali e ancora i lavori non sono finiti...!
RispondiEliminaRiconsoliamoci con quest'ottimo piatto di pesce!
Ma i canestrelli sono sinonimi delle capesante o sono tutt'altra cosa?
Ciao Andrea! Già purtroppo queste grandi opere porteranno anche ricchezza, ma anche tante ineguaglianze. Non sono contrario a questi grandi eventi, anzi il mondiale è per me un appuntamento atteso e che vivo con piacere, ma quello che mi lascia molto perplesso è la violenza con cui questa gente viene scacciata dalla propria "abitazione" che seppur è una decadente catapecchia è pur sempre la loro casa da diverso tempo e ora perchè ci sono i mondiali sono costretti ad abbandonarla. Per l'Expo o il Mose nessuno è stato mandato via dalla propria casa, mentre in Brasile è oramai un evento quotidiano. Comunque come in casi del genere purtroppo tutto è molto complicato e di difficile inquadratura.
EliminaVenendo alla ricetta, canestrelli non è sinonimo di capesante. I canestrelli sono più piccoli e sono noti anche con il nome di "pettini", può essere mangiato anche crudo perchè è sempre venduto freschissimo, i miei erano praticamente vivi e sono sicuramente diffusi in Veneto e a Trieste si trovano tranquillamente in pescheria, ma in altre regioni non saprei.
che meraviglia questa tua ricetta...mi viene l'acquolina in bocca
RispondiEliminanon conosco i canestrelli ma mi ispirano assai!!!
sono d'accordo su tutto cio' che hai detto ma quello che io mi domando e'
perche' tutto questo non avra' mai una soluzione???
Ciao Ilaria! Anche io prima di trasferirmi a Trieste ignoravo l'esistenza dei canestrelli, poi una volta conosciuti non posso farne più a meno :-)
EliminaSono contento che condividi il mio punto di vista e la tua domanda ha sicuramente tante risposte, ma la vera risposta penso che non potremo mai capirla.
Un caro abbraccio
So che la pezzonia è chiamata anche occhione ma non credo siano quelle che a Trieste chiamano ...occiade...buono questo piatto bravissimo. Ciaooo
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