Parola di largo uso, che abbraccia una miriade di spicchi
della vita sociale, economica, militare, politica, ambientale, scientifica ecc.
ecc. ecc.
La rivoluzione, per wikipedia,
è: “un mutamento improvviso e profondo
che comporta la rottura di un modello precedente e il sorgere di un nuovo
modello”.
Un mutamento..uhmm..sì! Può andare. Mutamento…è
qualcosa che cambia, evolve, è una sensazione, quasi una voglia, di sostituire
un qualcosa con un’altra.
Di solito si fa solo per cercare di meglio, per migliorare.
Poi vediamo…improvviso…qui non sono in accordo
con la definizione di wikipedia, perché non può essere improvviso, una
rivoluzione non nasce dal nulla. Uno si sveglia una mattina e dice oggi che
faccio??? Faccio una rivoluzione. No! Non è così! Da soli non si fa nessuna
rivoluzione e per far sì che più soli si organizzino e si dirigano verso la
stessa via (anche se si parla di pecore) ci vuole tempo, ci vuole una spinta
comune. Quindi improvvisa, una rivoluzione, non può essere.
Profondo...si mi piace. Profondo…è tutto tondo. Con questa
parola viene subito in mente il mare, il mare blu scuro, blu profondo,
misterioso, apparentemente placido e tranquillo. Ti avvolge, ti circonda e ti
fa sentire parte di sé, proprio così come deve essere una rivoluzione, un
qualcosa che è di tanti, di tutti ma allo stesso tempo un qualcosa di intimo,
di personale.
Rottura…bello! Questo senso di abbandono di ciò che non ci
piace più e la percezione di assoluto distacco da ciò che è stato. Non si
guarda più indietro, si va avanti.
Sorgere. Questa sì! E’ la parola giusta nel posto giusto. Il
sorgere, risorgere da un periodo buio e rivedere la luce. Come se si fosse
rimasti contro il muro di una buia grotta e all’improvviso tutto intorno
crolla, il sole acceca quasi al punto di far male alla vista, di accecare per
una seconda volta, dopo il buio accecante, ma anche il dolore, questo dolore,
diventa una dolce sorpresa, una liberazione.
Definita la rivoluzione, ora bisogna capire chi è che fa la
rivoluzione.
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